“Un Paese di 274.000 chilometri quadrati in cui sette milioni di bambini, donne e uomini si rifiutano di morire di ignoranza, di fame e di sete, non riuscendo più a vivere nonostante abbiano alle spalle un quarto di secolo di esistenza come stato sovrano rappresentato alle Nazioni Unite.” Così lo definiva nel 1984 Thomas Sankara, tre anni prima di essere assassinato. Fu lui a cambiare il nome del Paese da Alto Volta in Burkina Faso, ovvero “Terra degli uomini integri“.
Ed integri lo sono davvero, coi loro leali sorrisi, le forti mani sporche di lavoro, i piedi rossi di terra e di chilometri percorsi per andare a scuola, a prendere l’acqua al pozzo, ad accompagnare il bestiame, a seminare speranza nei campi, alla ricera di un lavoro e di una vita più dignitosa. Numerose etnie (peul, mossi, tuareg, bobo e tantissime altre…) ma una stessa grande famiglia, povera nel senso materiale ma milionaria di occhi luccicanti, cuori generosi, menti aperte al Mondo con tanta voglia di consocere e di farsi conoscere, senza filtri.
Musica, cinema, arte, teatro sono considerati con estrema importanza da un popolo culturalmente vivo e dinamico. Ed oltre alla cultura sono intensamente vivi la natura, i progetti sociali, le città con le sue moschee ed i suoi colorati mercati, e ovunque bambini che corrono, ridono e schiamazzano per le strade.